Prospetto di Palazzo Schifanoia con portale minore in primo piano |
Dopo il terremoto che ha colpito l'Emilia Romagna, ferendo gravemente intere pagine di arte e cultura, e dopo mesi di duro lavoro da parte delle istituzioni cittadine, regionali e soprattutto con l'aiuto concreto dei privati cittadini, mercoledì 27 marzo Palazzo Schifanoia ha potuto finalmente riaprire i battenti.
Il Palazzo, che prospetta su via Scandiana, sul fianco sinistro della basilica di Santa Maria in Vado, è la più celebre delle "delizie" estensi, uno di quei luoghi dediti all'ambasceria degli Este, ma soprattutto allo svago, dove poter svolgere la vita mondana della corte, che proprio qui si ritirava periodicamente per distrarsi dagli impegni e <schivare la noia>, per questo costruito in posizione marginale rispetto al Castello Estense, cuore della città.
Fu fatto erigere sul finire del XIV secolo da Alberto d'Este ed era in origine ad un unico piano coronato da merli; fu sopraelevato con un piano nobile ed ingrandito sotto la corte di Borso d'Este nel 1456, su progetto di Biagio Rossetti.
L'esterno dell'edificio, in origine dipinto a finti marmi policromi, è dominato dal portale marmoreo a doppio ordine, attribuito a Francesco del Cossa, ma perde equilibrio e continuità nel prospetto architetettonico per via del portale minore, seppur pregevole ed elegante, recuperato dalla biblioteca di San Domenico e qui ricollocato nel 1885.
Le sale al pianterreno e alcune del piano nobile ospitano il Museo Civico, esposti importanti dipinti di Bononi, Rossellini, Scarsellino (provenienti dalle disciolte Opere Pie della città), la pregevole collezione Pasetti con ceramiche ferraresi, bronzetti di età etrusca e romana, reperti egizi e statuette del Giambologna, dell'Algardi e del Bernini; e ancora importanti testimonianze della storia della città di Ferrara, come i punzoni della zecca ferrarese, corali miniati e polene veneziane, bottino di guerra della vittoriosa battaglia fluviale di Polesella, combattuta sul Po, nel 1509.
Ma la nobile fama di Palazzo Schifanoia è legata alla pregiata decorazione del piano nobile, massimo capolavoro della scuola pittorica ferrarese del tardo Quattrocento, con il ciclo di affreschi della Sala dei Mesi, commissionata dal duca Borso, riscoperta nel 1820 e protagonista di differenti interventi di restauro e salvaguardia a partire dagli anni '50.
La grandiosa opera è frutto di un intenso lavoro d'équipe, che vide coinvolti nell'esecuzione dei vari scomparti murali diversi artisti ferraresi, fra i quali emergono le personalità di Francesco del Cossa, de' Roberti e Baldassarre d'Este, fratello di Borso; l'ideazione figurativa complessiva è stata attribuita, già dal XVIII secolo, al Tura, ipotesi rafforzata negli anni Settanta: Cesare Gnudi avanzò l'idea di un possibile capo équipe del complesso di Schifanoia, da identificare proprio nel Tura, il quale, con tutta probabilità, fornì non solo idee per la decorazione (che nasce da un'idea iconografica, letteraria e figurativa) ma anche cartoni preparatori che lasciò in corso d'opera alla libera interpretazione degli artisti prescelti per l'esecuzione.
L'opera era in origine composta da dodici scomparti, ma ne sopravvivono sette, mesi da Marzo a Settembre, poiché le restanti cinque raffigurazioni furono irrimediabilmente danneggiati dall'incuria e dall'abbandono ad usi impropri dello stesso edificio (fino all'Ottocento adibito alla lavorazione del tabacco).
Ogni scomparto, corrispondente ad un mese, è suddiviso in tre fasce sovrapposte: in quella inferiore è possibile apprezzare l'accuratezza della raffigurazione di scene di vita della corte estense, che hanno come protagonista il duca Borso, e sullo sfondo scene di vita agreste; la fascia mediana mostra le raffigurazioni allegoriche dei segni dello Zodiaco tra i loro decani, mentre la fascia superiore si possono riconoscere le varie divinità pagane a presidio delle attività umane nei diversi mesi dell'anno (l'ideazione iconografica del "lavoro dei mesi" guardava certamente alle formelle marmoree che ornavano la maestosa Porta dei Mesi, all'epoca ancora presente sul fianco destro della Cattedrale di San Giorgio, nel cuore della città).
A causa del terremoto che ha colpito la regione Emilia Romagna nel 2012, Palazzo Schifanoia è rimasto chiuso per diversi mesi, nell'attesa di un concreto intervento di ripristino e messa in sicurezza dell'edificio, operazioni eseguite grazie all'aiuto di istituzioni pubbliche e private; attualmente, dopo un'accurato seppur rapido intervento, finalizzato alla riapertura in tempi brevi, è possibile visitare il Salone dei Mesi e la Sala degli Stucchi (detta anche "delle Virtù").
La riapertura definitiva, con la possibilità di visitare anche le sale che ospitano le collezioni del Museo Civico, è prevista per il 2014, con un museo rinnovato nel suo complesso e completamente fruibile.
Fino al 1 maggio l'ingresso al Palazzo sarà gratuito per festeggiare e promuovere il recupero di un tesoro artistico tra i più orgogliosi di Ferrara, successivamente con biglietto intero di 3 euro e un ridotto di 2 euro, cifre simboliche al fine di continuare ad aiutare il patrimonio artistico di una città che è patrimonio dell'umanità.
Informazioni su artecultura.fe.it.
Le sale al pianterreno e alcune del piano nobile ospitano il Museo Civico, esposti importanti dipinti di Bononi, Rossellini, Scarsellino (provenienti dalle disciolte Opere Pie della città), la pregevole collezione Pasetti con ceramiche ferraresi, bronzetti di età etrusca e romana, reperti egizi e statuette del Giambologna, dell'Algardi e del Bernini; e ancora importanti testimonianze della storia della città di Ferrara, come i punzoni della zecca ferrarese, corali miniati e polene veneziane, bottino di guerra della vittoriosa battaglia fluviale di Polesella, combattuta sul Po, nel 1509.
Sala dei Mesi. |
Pianta della Sala dei Mesi. |
La grandiosa opera è frutto di un intenso lavoro d'équipe, che vide coinvolti nell'esecuzione dei vari scomparti murali diversi artisti ferraresi, fra i quali emergono le personalità di Francesco del Cossa, de' Roberti e Baldassarre d'Este, fratello di Borso; l'ideazione figurativa complessiva è stata attribuita, già dal XVIII secolo, al Tura, ipotesi rafforzata negli anni Settanta: Cesare Gnudi avanzò l'idea di un possibile capo équipe del complesso di Schifanoia, da identificare proprio nel Tura, il quale, con tutta probabilità, fornì non solo idee per la decorazione (che nasce da un'idea iconografica, letteraria e figurativa) ma anche cartoni preparatori che lasciò in corso d'opera alla libera interpretazione degli artisti prescelti per l'esecuzione.
L'opera era in origine composta da dodici scomparti, ma ne sopravvivono sette, mesi da Marzo a Settembre, poiché le restanti cinque raffigurazioni furono irrimediabilmente danneggiati dall'incuria e dall'abbandono ad usi impropri dello stesso edificio (fino all'Ottocento adibito alla lavorazione del tabacco).
Raffigurazione allegorica del mese di Marzo. |
Sala degli Stucchi, detta anche delle Virtù |
La riapertura definitiva, con la possibilità di visitare anche le sale che ospitano le collezioni del Museo Civico, è prevista per il 2014, con un museo rinnovato nel suo complesso e completamente fruibile.
Fino al 1 maggio l'ingresso al Palazzo sarà gratuito per festeggiare e promuovere il recupero di un tesoro artistico tra i più orgogliosi di Ferrara, successivamente con biglietto intero di 3 euro e un ridotto di 2 euro, cifre simboliche al fine di continuare ad aiutare il patrimonio artistico di una città che è patrimonio dell'umanità.
Informazioni su artecultura.fe.it.
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