martedì 8 ottobre 2013

Appunti di viaggio. La Sacra di San Michele

Silenzio ed estasi

Sacra di San Michele. Veduta dell'abbazia.

Un monte dalla dolce altezza ma d'impervii pendii, un sentiero silenzioso immerso nella vegetazione, una vista a volo d'uccello che lascia senza parole, un'esperienza di piacevole e commovente estasi...questa è la Sacra di San Michele. 



L'imponente complesso architettonico che sorge sulla cima del monte Pirchiriano, dove comincia la Val di Susa, votato a San Michele Arcangelo, divenuto simbolo del patrimonio artistico e culturale di quella bella e curiosa regione che è il Piemonte, a cui s'ispirò Umberto Eco per ambientare il Nome della rosaè una meta per cui valgono la pena attesa e difficoltà del viaggio, soprattutto se si decide di raggiungerla a piedi, ripercorrendo l'antica strada mulattiera. 

Abbazia di San Michele. Veduta dalla foresteria minore

Edificata tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo su un antico castrum romano e sorta vicino al sacello voluto da San Giovanni Vincenzo, che proprio tra i boschi del Pirchiriano condusse la propria vita di eremita,  la Sacra fu affidata all'ordine benedettino, su iniziativa del conte Ugo de Montboissier d'Alvernia e divenne importante tappa per i pellegrini di alto rango.
La fertile stagione benedettina cominciò ad esaurire agli inizi del XIV, con il malgoverno dell'abate Pietro di Fongeret e la conseguente nomina di commendatari in sostituzione degli abati, sino al completo
decadimento, con la soppressione del monastero nel 1629 per volere di Papa Gregorio XV su consiglio del cardinale Maurizio di Savoia. 
Dopo quasi due secoli di abbandono e decadenza, nel 1836 il principe Carlo Alberto di Savoia offrì al fondatore dell'Istituto della carità, Padre Antonio Rosmini, la possibilità d'istituire a San Michele la propria congregazione, la cui ufficialità vaticana venne emessa il medesimo anno mediante un breve di Papa Gregorio XVI. Da allora l'ordine rosminiano è amministratore e custode della sacra, coadiuvato dal gruppo laico degli Ascritti, anch'essi vicini allo spirito dell'ordine. 
Sotto la direzione rosminiana, e grazie al proficuo interesse della regione Piemonte, la Sacra ha ritrovato il proprio splendore, emozionando i propri visitatori che tra speroni di rocce e viste mozzafiato possono vivere un momento di silenziosa serenità.

Abbazia di San Michele. Scalone dei Morti.
Percorso un breve sentiero nascosto nella boscaglia che caratterizza il Pirchiriano, l'antico "monte dei Porci", si raggiunge un piccolo piano dove campeggia lo sperone roccioso fondamenta dell'imponente abbazia e ove sorgeva il Sepolcro dei monaci, un antico tempietto cimiteriale di cui rimangono poche tracce, se non l'abside trilobata. 
Proseguendo sulla strada lastricata si raggiungono gli edifici, in parte ricostruiti, delle antiche foresterie benedettine, maggiore e minore, dal quale si accede alla via che conduce verso il cuore del complesso abbaziale. 

Sacra di San Michele. Particolare dei capitelli e
dello stipite dx del Portale dello Zodiaco.



Si rimane certamente senza fiato al cospetto del maestoso ingresso, la cui magnificenza e grandezza trova massima espressione nel massiccio della facciata, alta ben 41 metri e coronata dall'abside romanico caratterizzato da una loggia ad archetti detta "dei Viretti". 
Un ultimo sguardo al panorama e accediamo nell'angusto atrio a pareti in roccia viva su cui spicca un impressionante pilastro di sostegno, che regge il peso della chiesa soprastante e attorno al quale si snoda lo Scalone dei Morti, dimora sepolcrale di vecchi monaci benedettini, oggi impervio percorso per raggiungere la chiesa: straordinaria la maestria edificatrice di questo scalone, incastonato nella roccia, le cui fredde nervature fungono  da sostegno e appoggio nella salita. Raggiunta la sommità dello Scalone si attraversa il celeberrimo Portale dello Zodiaco, a sostegno dell'alto protiro, opera del maestro piacentino Niccolò, su cui stipiti sono scolpiti a destra i dodici segni zodiacali e a sinistra le costellazioni australi e boreali, coronati da capitelli in cui si riconoscono Abele e Caino e le avventure di Sansone e varie figure zoomorfe nonché creature fantastiche e bestie iraconde. 

Abbazia di San Michele. Archi rampanti.
Massicci archi rampanti novecenteschi incorniciano il terrazzo su cui affaccia il Portale niccoliano e accompagnano al maestoso portale d'accesso alla chiesa, caratterizzato da una risoluta linea romanica, per l'arco a tutto sesto sormontato da un pregevole gocciolatoio scolpito, e ritmato ai lati da un gioco di colonnine gotiche, culminanti in capitelli con raffigurazioni vegetali. Una spirituale e vibrante commozione accompagna l'ingresso alla piccola chiesa, apice dello sperone di roccia su cui poggia l'intero complesso di San Michele. L'abside romanica, incorniciata da piccole absidi laterali a mattoni in cotto, talune presentanti lacerti o sinopie del XIV secolo, verte nell'esatta direzione in cui sorge il sole il 29 settembre, festività di San Michele Arcangelo. L'attenzione al particolare è difficile da controllare per i molti elementi romanici e gotici di cui la fabbrica si articola e stupisce la conta dei capitelli scolpiti,  ben 139. Straordinari sono i pilastri di sostegno della volta della navata centrale, quello di destra "culmine vertiginosamente santo" del Pirchiriano. Affreschi cinquecenteschi di significativi autori locali dissimulano le pareti della chiesa, mentre il capolavoro più prezioso, un Trittico di Defendente Ferrari (1520 ca.) è conservato ed esposto nel Coro Vecchio. Tre antichi sacelli compongono il primitivo santuario devoto all'angelo guerriero simili ad una grotta ricavata nella viva roccia, posta al livello inferiore dell'abside centrale e luogo più antico e sacro dell'intero complesso. 

Chiesa di San Michele. 
Usciti dalla piccola chiesa, cuore della Sacra, lo sguardo è nuovamente catturato dalla spettacolare panoramica di cui la vista può godere, in particolar modo dalla terrazza ricavata alla base della Torre della Bell'Alda; tutto intorno i significativi lacerti delle strutture (come la ghiacciaia e le cisterne) che componevano gli ambienti benedettini di vita quotidiana, dell'antico monastero.  

Di ritorno, sulla via di casa, certamente il cuore di chi ha visitato San Michele ha potuto godere attimi d'intensa emozione e quieta serenità, attimi di silenziosa estasi e mirabile venerazione di come l'opera dell'uomo abbia incontrato e abbracciato l'opera della natura (o del divino), in beata consapevolezza..."stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus".

Sacra di San Michele. Torre della Bell'Alda.
Sacra di San Michele. Vista sulle absidi della chiesa.


Foto: Matteo Paulon 
             Irene Azzolini







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