Tra i simboli iconografici che accompagnano l'immaginario collettivo medioevale si pone la Ruota della Fortuna, o semplicemente Rota, che nel corso dell'evoluzione critica diverrà il termine di definizione dei rosoni centrali delle facciate delle chiese, soprattutto romaniche settentrionali.
Il termine fortuna, nella sua accezione originaria latina, è da intendersi essenzialmente come "sorte" oppure "fato", quell'equilibrio precario e mutevole, in cui tutto evolve e gira: ciò che in origine si trova in alto cadrà, e viceversa (da qui l'utilizzo iconologico di una ruota).
Le radici culturali dell'immagine della Ruota della Fortuna, sono eredità diretta della letteratura latina, e attingono al De consolatione philosophiae di Severino Boezio (VI sec.), una sorta di dialogo tra l'autore e la Filosofia personificata, con inserti poetici.
L'opera, scritta mentre attendeva in prigionia la sua esecuzione (per l'accusa di connivenza), si apre con un lamento dell'autore circa la sventura che la colpito, subito gli appare la Filosofia, sotto le spoglie di una luminosa figura di donna, esortandolo dapprima a rassegnarsi alla sua sorte, proseguendo con un dibattito su bene e male nel mondo, che in realtà conducono gli uomini alla salvezza: il sommo bene consiste nella felicità, la quale è unicamente
fissata in Dio creatore e nell'accettazione della sua volontà.
- Ti sei affidato al governo della fortuna: devi sottostare agli umori della tua padrona. Tu ti sforzi invece di fermare il movimento impetuoso della Ruota che gira? Ma, o stoltissimo tra i mortali, se principia a star ferma, la sorte cessa di essere ... -
In sintesi Boezio, riflette sulla visione teologica del casus, per cui i casuali e funesti mutamenti, gli eventi e le decisioni dell'uomo, sono inevitabili per quanto provvidenziali e fanno parte di un piano divino, e può ben essere rappresentato come una ruota su cui l'uomo compie il giro di caduta e salvezza.
L'immagine della Ruota appare così, nel Medioevo, in miniature, vetrate, affreschi, sculture, rosoni, persino nel gioco dei Tarocchi.
Tra gli esempi iconografici, a mio parere tra i più interessanti, di Ruota della Fortuna, si pongono certamente il rosone della basilica di San Zeno a Verona (XII-XIII sec.) ed il testo poetico O Fortuna, del Codex Latinus Monacensis (XIII sec.), meglio conosciuto con il titolo, non originale, di Carmina Buranus.
Basilica di San Zeno, Verona (part.). |
La cornice più esterna del rosone è decorata da sei statue che raffigurano le alterne vicende umane: la prima figura rappresenta un uomo saldamente in trono, che precipita, continuamente schiacciato dalla sventura e poi in ripresa e risalita, andando così a creare la Ruota della Fortuna, detta appunto di San Zeno.
Miniatura La Ruota della Fortuna, Codex Buranus. |
E' famoso soprattutto per essere divenuto il prologo di una cantata scenica tra le più conosciute al mondo per la sua coinvolgente potenza musicale (colonna sonora di molte pellicole cinematografiche), musicata da Carl Orff, il testo poetico Fortuna imperatrix mundi, presente nel codice manoscritto originale, proveniente dal convento di Benediktbeuern (l'antica Bura Sancti Benedicti, fondata da San Bonifacio in Baviera) e attualmente custodito nella Biblioteca Nazionale di Monaco.
La meravigliosa congiunzione di miniatura e testo, soprattutto se lette oggi, ascoltando il prologo musicale creato da Orff, permettono una profonda comprensione del concetto medioevale di sorte e la forza suggestiva con cui influiva sull'uomo medioevale:
- O Fortuna
velut luna
statu variabilis,
semper crescis
aut decrescis;
nunc obdurat
et tunc curat
ludo mentis aciem,
egestatem,
potestatem
dissolvit ut glaciem. -
O Fortuna, Codex Buranus
O Sorte
come la luna
tu sei variabile,
sempre cresci
o decresci;
la vita odiosa
ora indurisce
e ora conforta,
per gioco, l'acutezza della mente;
miseria,
potenza
dissolve come ghiaccio.
Aggiungo il link youtube dove poter ascoltare l'intero pezzo O Fortuna - Fortuna imperatrix mundi, musicata da Carl Orff: http://www.youtube.com/watch?v=ReRH5K8yFwI.
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