Proprio
ora leggo una notizia che ammetto mi era sfuggita nei giorni precedenti, una
notizia, che se veritiera, è a dir poco incredibile, pubblicata dalle maggiori
testate italiane: "<Troppo poveri per stare qui>,
famiglia cacciata dal museo" e ancora "Costretti a uscire dal museo:
<Si sono lamentati del vostro odore>".
Il
museo in questione altro non è che il prestigioso Musée d'Orsay di Parigi, che ospita ogni anno circa
3 milioni di visitatori e che, nel weekend appena trascorso, pare essere stato
protagonista di una situazione imbarazzante e alquanto discutibile.
In
poche parole, da quanto riportano i giornali, una famiglia parigina indigente
avrebbe dovuto visitare le collezioni del museo accompagnata da un volontario,
ma arrivati nella sala Van Gogh, a causa del cattivo odore emanato dagli abiti
sudici di questi "poveri" visitatori, sotto le pressioni degli altri
visitatori "dignitosi e meritevoli", sono stati invitati ad uscire
dal museo, con il caloroso suggerimento di tornare in condizioni migliori, ma
soprattutto linde.
Ovviamente
la gaffe "d'Orsayana" non è passata inosservata, e sulla
vicenda sono intervenuti i principali esponenti della cultura parigina fino a
raggiungere il ministro della Cultura francese, certa Aurélie Filippetti, che
del motto <cultura per tutti> ha fatto il suo stendardo politico, la
stessa che aveva proposto e invitato, appena il dicembre scorso, gli indigenti
assistiti dai servizi sociali di Parigi, a visitare le maggiori mostre ed
esposizione della città.
L'amara
vicenda è difficile da commentare, perché sarebbe troppo semplice rimanere
solamente scandalizzati da come si sono svolti i fatti e rimproverare con
sdegno.
Ammetto
che, inizialmente, mi sono molto indignata leggendo la notizia, ripensando poi
a quale fauna turistica abbia incontrato io stessa nelle sale del d'Orsay,
soprattutto lungo la galleria centrale, dove il bivacco non strettamente
culturale è piuttosto fastidioso.
Abbastanza indisponenti sono i gruppetti nipponici in tenuta pret-à-porter, che girovagano con una tavoletta 25x15, chiamata Ipad, fotogrando a turno ogni angolazione, o le classi scolastiche in gita, disperse in gruppetti di adolescenti, la maggior parte indifferenti a ciò che li circonda; quindi i cattivi odori credo possano disporsi tra gli ultimi posti della classifica "chi non dovrebbe entrare al museo".
Questa riflessione però mi ha portata, come in una ruota, a pensare molto chiaramente che, chiunque si accinge volontariamente ad entrare in un museo che raccoglie capolavori culturalmente inestimabili, debba presentarsi con un livello di pulizia almeno accettabile, come si richiede in ogni luogo pubblico, altresì mantenere un atteggiamento rispettoso del luogo e delle persone presenti, potendo godere e far le bellezze in esposizione e disposizione.
Concluderei quindi, senza molta diplomazia, che occorre riprendere e ammonire non solamente "quello che puzzano" ma anche "quelli che rompono"!
Voi cosa ne pensate? Vi lascio i link:
Abbastanza indisponenti sono i gruppetti nipponici in tenuta pret-à-porter, che girovagano con una tavoletta 25x15, chiamata Ipad, fotogrando a turno ogni angolazione, o le classi scolastiche in gita, disperse in gruppetti di adolescenti, la maggior parte indifferenti a ciò che li circonda; quindi i cattivi odori credo possano disporsi tra gli ultimi posti della classifica "chi non dovrebbe entrare al museo".
Questa riflessione però mi ha portata, come in una ruota, a pensare molto chiaramente che, chiunque si accinge volontariamente ad entrare in un museo che raccoglie capolavori culturalmente inestimabili, debba presentarsi con un livello di pulizia almeno accettabile, come si richiede in ogni luogo pubblico, altresì mantenere un atteggiamento rispettoso del luogo e delle persone presenti, potendo godere e far le bellezze in esposizione e disposizione.
Concluderei quindi, senza molta diplomazia, che occorre riprendere e ammonire non solamente "quello che puzzano" ma anche "quelli che rompono"!
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