giovedì 7 febbraio 2013

Contemporaneo non più contemporaneo

Arte non più arte

Un articolo di Stefano Zecchi pubblicato su artein.it dal titolo emblematico <La stucchevole ripetitività estetica del nostro tempo produce false novità>, mi ha dato modo di ragionare ancora una volta sui concetti, ormai eccessivamente dilatati e sopravvalutati, di "arte" e "contemporaneo". 
Piero Manzoni, Merda d'artista 

Da quando ho cominciato a studiare arte, soprattutto a livello universitario, ho dibattuto con compagni e docenti, in più occasioni, se effettivamente sia ancora possibile parlare di contemporaneo, ma soprattutto di arte, negli ultimi vent’anni.  
Credo sia sotto gli occhi di tutti, specialmente degli “addetti ai lavori”, cosa sia diventata l'arte in questi ultimi anni: accostata troppo stesso alla parola "design", come se l'arte dovesse solamente arredare, declinata in pannelli per riempire le pareti o sculture-soprammobili ed espressa in forme estreme ed esasperate, ma soprattutto ripetitive con la pretesa d’innovazione mancante in profondità.
Un’arte figlia non del processo creativo dell'artista libero da convenzioni mentali e materiali,  ma del mercato finanziario mondiale e dei suoi "broker d'arte".
Fiere d'arte, mostre-mercato, ma anche vernissage e inaugurazioni, sono ormai divenuti eventi mondani a cui partecipano anche soggetti assolutamente estrinseci e inconsapevoli di ciò che osservano, ma l'aspetto più grave è che buona parte delle "novità" artistiche sono in realtà ripetizioni estetiche di modelli ben collaudati, ma soprattutto ben piazzabili sul mercato. 
I giovani artisti "nipotini delle neo-avanguardie, i nipotini di Duchamp e degli sperimentalisti" (Zecchi) ben consapevoli dei meccanismi di questo merchandising, riproducono in serie opere d'arte che divengono, nella realtà, prodotti finanziari.
Manzoni, nei primi anni '60, aveva lanciato chiaramente, con la sua provocatoria Merda d'artista, il messaggio che il mercato dell'arte contemporanea era (ed è tuttora) pronto ad accettare letteralmente della merda, purché in edizione numerata ma soprattutto garantita ed autenticata. 
Seppur originale, autentica ed esclusiva, una merda, rimane sempre una merda!


2 commenti:

  1. Per valutare correttamente certe esperienze ed opere artistiche occorre, a mio parere, contestualizzarle e soprattutto vedere come l'artista è arrivato a produrle,il suo percorso e la poetica.Serve anche avere un quadro di quel che oggi è il sistema arte e da chi viene gestito.

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  2. Gentile A.Mazzoleni, grazie per l'appunto posto all'articolo, che ha voluto presentare una problematica spesso sottovalutata...quella del vuoto intellettuale che in molti casi colpisce artisti (in potenza) ed opere-copia che purtroppo sono vittime di una mentalità di merchandising, ben diversa dal mercato che ha sempre coinvolto l'arte!

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